Processo ‘Welcome to Italy’ alle battute finali: ieri in aula la parola è toccata alle difese degli imputati. Per Bruno Scittarelli ha esposto, dinanzi al presidente del collegio penale, l’avvocato Sandro Salera che ha esordito citando il suo professore di procedura penale, il professor Franco Cordero. “Il vero banco di prova è nella sentenza che si attende dal Giudice e non nelle richieste del Pubblico Ministero. I soggetti pubblici del processo sono gli unici titolari di posizioni, non di potere, ma di dovere. Debbono cioè applicare le norme, valorizzando anche le deposizioni favorevoli all’imputato. Scittarelli non ha goduto di nessun privilegio dalla assunzione di Alessandro Peroncini. Trattato come tutti. Nessun atto contrario ai doveri di ufficio, decine di testimoni hanno infatti rappresentato nella lunga istruttoria dibattimentale che tutte le cooperative godevano di una identica assistenza costante attraverso una interlocuzione continua”.
“Inoltre Scittarelli non ha assunto il figlio del direttore dell’ufficio centrale del Ministero, ma un amico del figlio del direttore. Il disvalore etico, ma non il reato, è possibile quando si assuma il figlio del direttore, ma non certamente un amico del figlio del direttore. Così sareste tutti in pericolo – ha evidenziato l’avvocato Salera -. Dovreste voi stessi Magistrati tremare ad ogni assunzione degli amici dei vostri figli. Si affermerebbe un principio inaccettabile e devastante se passasse come sospetta anche l’assunzione di un amico del figlio. Quanto alla ipotizzata estorsione manca la minaccia”.
“Al più l’interessamento di Scittarelli presso il Comune di San Giorgio può essere inteso come una esortazione, esagerando una raccomandazione, ma assolutamente mai una estorsione. Nessuna prova in tal senso. Infine inconferente l’accusa di associazione a delinquere. Mancano tutti i presupposti del reato. 1) programma di una serie indeterminata di reati 2) cassa comune 3) organizzazione stabile con ruoli predeterminati”. L’avvocato Sandro Salera a conclusione dell’appassionata arringa ha infine chiesto l’assoluzione da questi reati infamanti perché i fatti contestati non sussistono.