Associazione a delinquere finalizzata alla corruzione di dipendenti pubblici o incaricati di un pubblico servizio, estorsione, truffa ai danni dello Stato e Enti Pubblici, frode in pubbliche forniture, abuso d’ufficio, malversazione ai danni dello Stato, emissione ed utilizzo di fatture false: i capi d’imputazione del processo ‘Welcome to Italy’ saranno la sponda per le richieste che oggi, in tribunale a Cassino, a conclusione della requisitoria, formulerà il magistrato Alfredo Mattei.
Il sostituto procuratore, oggi procuratore capo facente funzione, dopo una meticolosa indagine portata avanti dalla Guardia di Finanza e dalla Polizia di Stato, ha portato alla luce una serie di gravi illeciti commessi a danno di rifugiati. Il processo, che ha avuto inizio lo scorso anno, ha visto alla sbarra ventidue persone tra imprenditori, pubbici ufficiali, funzionari e operatori di alcune case di accoglienza dislocate tra il Lazio, la Campania e il Molise.
Un’indagine che ha consentito di accendere i riflettori sul mondo della ‘non accoglienza’ grazie anche alle immagini mostrate nel corso della conferenza stampa e nelle quali si evincevano le condizioni disumane in cui i rifugiati erano costretti a vivere. Nel comunicato diramato dalla Procura di Cassino vengono spiegati chiaramente i motivi per cui sono state emesse anche delle misure cautelari restrittive.
“Sulla scorta della delega emessa dalla Procura di Cassino sono state qualificate le condotte criminose poste in essere dagli indagati, quali l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e relative all’ottenimento di rimborsi non dovuti, frode nella fornitura di servizi ai rifugiati e richiesta di rimborso rette per rifugiati non più presenti sul territorio nazionale, e individuati ulteriori soggetti ad essi collegati.
Veniva inoltre rilevato un caso di corruzione di un funzionario addetto alla rendicontazione del servizio S.P.R.A.R. per la percezione di contributi per costi mai sostenuti. Nell’ambito dei controlli documentali emergeva, in alcuni casi, la doppia annotazione nei registri di rendicontazione di costi sostenuti da Cooperative per il servizio S.P.R.A.R. e la doppia percezione di contributi per il pagamento di personale dipendente delle Cooperative sia dello S.P.R.A.R., nonché un doppio utilizzo dell’IVA, portata sia in detrazione che rimborsata. Sono state acclarate precise responsabilità a carico dei legali rappresentanti e soci di n.3 cooperative dalle quali è emerso un vero e proprio sistema basato sull’illecito e indebito rapporto tra il responsabile dell’ufficio rendicontazione del servizio S.P.R.A.R. e i responsabili di due cooperative ramificate nei territori delle province di Frosinone, Caserta e Isernia. In un caso, è stato rilevato che a fronte dell’intervento di un pubblico ufficiale era stata prospettata, quale compenso, l’assunzione del figlio, cosa che poi è regolarmente avvenuta.
È stato riscontrato che, nel tempo, il sistema di rendicontazione dei costi comprendeva anche spese che con gli immigrati non avevano nulla a che fare, come nel caso di quelle sostenute per l’organizzazione della festa per il diciottesimo compleanno del figlio di un responsabile e confluite nella contabilità del servizio S.P.R.A.R. quale costo sostenuto per la realizzazione di una manifestazione finalizzata all’integrazione dei migranti ospiti. Sempre a carico del servizio S.P.R.A.R. sono state poste anche delle spese di ristrutturazione della villa, con annesso campo da tennis, di proprietà di un responsabile della cooperativa coinvolta.
Per quanto concerne il servizio di affidamento dei servizi da parte di alcuni Comuni siti nelle province di Isernia, Caserta e Frosinone, è stato rilevato che questo avveniva senza alcuna procedura ad evidenza pubblica ed emergeva, altresì, che il sindaco di un comune coinvolto era riuscito ad ottenere quale “compenso” l’assunzione di familiari e conoscenti, pretendendo, in alcune circostanze, anche un aumento di stipendio per una persona di suo interesse. Le indagini svolte, hanno permesso di appurare che le cooperative erano giunte a una sorta di patto “di non concorrenza” con il quale si erano spartite il territorio ove operavano. Illuminante in tal caso è la circostanza in cui, innanzi al tentativo di “infiltrazione” da parte di un’altra cooperativa, veniva rilevato l’intervento del sindaco che, con minacce più o meno velate, costringeva la proprietaria dell’immobile che doveva essere adibito a residenza degli immigrati a rescindere il contratto di locazione già stipulato e registrato.
Nel corso delle indagini venivano accertati casi di pagamento di rette per migranti non più presenti sul territorio italiano e il subappalto di vitto e alloggio a un centro fatiscente ad un prezzo risultato essere inferiore a 1/3 di quello versato dalla Prefettura, ottenendo in tal modo un indebito guadagno. Nell’ambito delle perquisizioni veniva rilevato lo stato dei luoghi altamente fatiscente con ambienti sporchi e blatte all’interno delle cucine, ma la mala gestione di questi centri di accoglienza aveva invece consentito ai responsabili di questi, di utilizzare automobili di lusso, quali due SUV della BMW modello X1 e X3, acquistati in leasing dalla cooperativa stessa”.
Oggi la conclusione del processo con le richieste (di condanna o assoluzione da parte del pm) nei confronti degli imputati che sono: Francesco Mosillo di Cassino; Lucio Secondino di Cassino; Dino Secondino di Cassino; Michele De Rosa di Cassino; Luca Imondi di Cassino, Paolo Aristide Aristipini di Cervaro; Katia Risi, di Cervaro; Bruno Vincenzo Scittarelli di Cassino, di cui è stato anche Sindaco; Lucia Risi di Cassino; Daniele Scittarelli di Cassino; Daniele Quadrini di Sora; Michele Murante di Poggio Moiano (Rieti); Massimiliano Murante di Rieti; Alessandro Pieroncini di Roma; Modesto Mario Della Rosa, ex deputato di San Giorgio a Liri, di cui è stato anche Sindaco; Angelo Marrocco ex sindaco di Rocca D’Evandro; Ornella Romanelli di Rocca D’Evandro; Simone Di Nallo di Cervaro; Giuseppe DI Pilla di Isernia; Salvatore Maddonni di Isernia; Giuseppe D’Errico di Caserta ma residente a Casagiove; Martino Valiante di Santa Maria Capuavetere. Il pool difensivo è composto dagli avvocati Salera, Marandola, Cuozzo, Fasili, Corsetti, Di Mascio, Sgambato, Pollino, Buzzacconi, Di Sotto, Messore, D’Orio, Abbatecola, Vittorelli, Spallino e Giannichedda.